San Gaudenzio – patrono di Rimini
LA VITA DEL SANTO VESCOVO E MARTIRE GAUDENZIO
Festa 14 ottobre
Da Efeso a Roma
Prima di iniziare il racconto della vita del vescovo e martire Gaudenzio, è necessario ricordare che egli è un santo del IV secolo, cioè della Chiesa indivisa, il che significa che è venerato sia nella Chiesa ortodossa che nel cattolicesimo. Per questo motivo, ogni pio cristiano dovrebbe accordargli l’onore che si addice sia a un santo vescovo che a un martire della Chiesa.
“La storia di San Gaudenzo intriga. E intriga parecchio proprio perché – paradossalmente – del nostro patrono, è più quello che non sappiamo di quello che sappiamo”. Queste le parole del Vescovo di Rimini Francesco Lambiasi nella ricorenza del santo patrono del 2014. Ma nonostante l’intreccio di molte leggende e storie sul santo, ci sono gli elementi comuni, che esporremo di seguito.
Gaudenzio (oppure Gaudenzo) nacque ad Efeso nell’Asia Minore, nel 280 d.C. da una famiglia cristiana e benestante, fatto che gli permise di avere un’educazione solida. Alla morte dei genitori per mano dei Manichei (una dottrina sincretica religiosa, misto di cristiano con i principi della religione di Zoroastro, condannata dalla Chiesa come eretica) Gaudenzio nel 294 si trasferì a Roma. Qui venne battezzato e nel 313 intraprese la strada sacerdotale fino a diventare vescovo di Rimini. A quei tempi la città si chiamava Ariminum, ma per comodità di comprensione la chiameremo con il suo nome moderno – Rimini.
Il cristianesimo giunse a Rimini molto presto, perciò al arrivo di Gaudenzio come primo vescovo della città, ha già trovato una comunità cristiana. Il santo vescovo continuò nella sua opera pastorale, cioè di evangelizzazione e combattere con i residui di paganesimo e l’eresia nella città e nei suoi dintorni. Durante il suo episcopato ordinò diacono Marino, il santo fondatore della Repubblica San Marino.
“In una Vita di San Leone di Montefeltro, prete, e di San Marino di Montetitano, diacono, conservata in uu codice della Gambalunga di Rimini (secolo XI), questi due santi sono dalmati, tagliatori di pietre (reminiscenza della Passione dei quattro Coronati, BHL, 1836) e vengono in Rimini sotto Diocleziano e Massimiano per restaurare le mura della città. Marino, compiuto il suo lavoro, si adopera per convertire i riminesi al cristianesimo, e così prepara il terreno alle fatiche apostoliche del vescovo Gaudenzio, mandato da Roma in Rimini per predicare ai gentili. Gaudenzio, avendo saputo delle virtù mirabili di Leo e di Marino, consacra prete il primo e diacono il secondo, con la missione di predicare ai pagani”. (“Le diocesi d’Italia. Dalle origini al principio del secolo VII, Francesco Lanzoni, Faenza, 1927).
La maggior parte delle fonti concordano sul fatto che San Gaudenzio partecipò al famoso concilio ecclesiastico di Rimini.
Concilio in Rimini nel 359
Nel 359 si tenne ad Ariminum (Rimini) un Concilio della Chiesa, che avrebbe dovuto avere il significato del Secondo Concilio Ecumenico. Ricordiamo che il primo Concilio Ecumenico si tenne nella città di Nicea nel 325 e si concluse con la condanna di Ario e dei suoi insegnamenti. Tuttavia, nonostante ciò, l’arianesimo non solo continuò ad esistere, ma assunse anche una posizione di leadership nell’Impero Romano. Ciò era in gran parte dovuto al fatto che Costanzo II, figlio dello imperatore Costantino il Grande, che divenne imperatore dopo la morte di suo padre nel 337, era un sostenitore degli ariani.
Nel 359 fu deciso di tenere un nuovo Concilio. Inizialmente, la città di Nicomedia è stata scelta come sede, ma a causa del terremoto, il Concilio è stato spostato nella città di Rimini. Più di 400 vescovi provenienti da tutto l’Occidente si riuniscono qui (per confronto, al Concilio di Nicea c’erano 318 vescovi). Lo scopo principale del Concilio era la condanna finale dell’arianesimo.
Ma il re Costanzo II voleva qualcosa di diverso, voleva riconciliare gli ariani con i cristiani, e quindi i decreti del Concilio di Rimini si rivelarono semiariani, e quindi falsi ed eretici. Così, da un Concilio Ecumenico, venne chiamato un concilio dei briganti, e le sue decisioni furono condannate.
Cattolica – Rifugio dei Santi dalla persecuzione degli ariani
Lo stesso imperatore Costanzo II non era presente al concilio, ma diede piena autorità al pretorio Tauro, al quale fu permesso di applicare le punizioni più severe, fino all’esilio dei dissenzienti. Tutti i vescovi furono tenuti a Rimini per più di sei mesi, non potendo lasciare la città fino a quando non firmarono il Credo ariano. Così, se i Padri si riunirono a Rimini per una seconda e definitiva condanna dell’arianesimo, alla fine la maggior parte di loro fu costretta a sottoscrivere il Simbolo ariano, di cui molti si pentirono in seguito.
Tuttavia, su 400 partecipanti di concilio, ne sono rimasti diciotto che, nonostante la difficile situazione e la minaccia per le loro vite, non hanno preso le decisioni del consiglio. Tra loro c’era San Gaudenzio.
Il 1º gennaio 360 il concilio terminò i suoi lavori e Gaudenzio, insieme ad altri diciassette vescovi, lasciò Rimini e si stabilì a 20 chilometri a sud della città. Successivamente, questo luogo divenne chiamato Cattolica. Ricordiamo che a quel tempo la Chiesa non era divisa, e il termine Cattolica, che la città ricevette in questo sito, indica non cattolicesimo, ma conciliarità. Kαθολικός (kafolikos) dal greco, significa conciliare, universale, ecumenico. Cioè questo luogo, durante l’oscurità dell’eresia ariana sia a Rimini che in Italia, divenne roccaforte del vero insegnamento della Santa Chiesa Cattolica ed Apostolica.
Così, quando la città di Rimini fu presa dall’eresia dell’arianesimo, i vescovi non trovarono soluzione migliore che ritirarsi da essa, ricordando le parole dell’apostolo Paolo: “Uscite di mezzo a loro e separatevi, dice il Signore, e non toccate gli impuri” (2 Corinzi 6:17).
Il Martirio di San Gaudenzio
Tuttavia, dopo un breve periodo trascorso a Cattolica, il santo tornò a Rimini. Le ragioni del ritorno di San Gaudenzio in città sono indirettamente raccontate da due storie. Secondo uno, Gaudenzio lotta con un « Marcianus consul», che nega la risurrezione dei morti, ed è stato ucciso dai soldati di lui”. Un’altra storia disse “per opera di un prete riminese di nome Marziano, che scoppiò uno «schisma haereseos» (scisma eretica) e Gaudenzio, dopo averlo anatemizzato, fu catturato dalle autorità cittadine.
In un modo o nell’altro, i fatti principali convergono in queste storie: in primo luogo, Gaudenzio entrò in un dibattito con gli eretici, e in secondo luogo, per anatematizzare uno dei principali eretici di Rimini, fu preso in custodia dalle autorità cittadine. E questo è abbastanza comprensibile, perché dopo il concilio del 359, la città di Rimini fu per un breve periodo sotto il dominio degli ariani.
Dopo di questo, tutte le fonti dicono la stessa cosa.
ПDopo il arresto di Gaudenzio, gli ariani riuscirono a strapparlo dalle mani delle autorità cittadine, che avrebbero dovuto condurre il processo. E dopo aver lanciato pietre contro il vescovo ottantenne, hanno gettato il suo corpo in una zona acquitrinosa fuori porta romana (l’arco d’Augusto) chiamata Lacus Martyrum, oggi è la Via Lagomaggio. Ciò accadde il 14 ottobre 360. Da allora ogni anno in questo giorno si celebra la memoria del santo patrono di Rimini.
Il ritrovamento miracoloso delle reliquie di San Gaudenzio
Dopo il martirio del santo, i suoi resti andarono perduti per 70 anni, fino a quando furono miracolosamente ritrovati da una donna di nome Abortina, nativa di Ravenna.
Intorno all’anno 430, Abortina, una donna cieca dalla nascita, ebbe la visione di un angelo. Le disse che se voleva vedere, doveva andare a Rimini e andare alla chiesa di San Gaudenzio, che era già stata costruita sul presunto luogo di sepoltura del santo. Poiché la donna era cieca e non poteva muoversi da sola, l’angelo la portò miracolosamente in chiesa, dove raccontò all’abate della visione e che avrebbe dovuto seppellire con dignità le reliquie di San Gaudenzio, indicando il luogo in cui si trovavano. Le reliquie del santo si trovavano sul fondo di un pozzo coperto da una lastra di marmo, all’interno della chiesa stessa. Dopo averli scoperti, la donna riacquistò la vista.
C’erano anche le reliquie di altri santi, probabilmente uccisi durante la persecuzione da parte degli ariani. Tutti i corpi dei santi furono gettati nello stesso luogo acquitrinosa, che non a caso fu chiamato il Lago dei Martiri (Lacus Martyrum). Le reliquie di San Gaudenzio furono collocate in un grande reliquiario in pietra e poste dietro l’altare della chiesa. Il reliquiario del santo (senza reliquie) è ancora visibile al centro del cortile della Curia di Rimini, accanto alla chiesa di Malatesta.
C’è anche la parte principale delle reliquie di San Gaudenzio – la venerabile testa del santo. Si trova in una delle cappelle vicino alla parete sinistra, in un prezioso reliquiario d’argento donato da Papa Pio IX nel 1857.
Il santo Patrono delle 4 città italiane
Ma un’altra parte delle reliquie fu trasferita in altre città d’Italia per vari motivi. Nel 590, a causa di un’altra invasione di barbari, le reliquie furono trasferite nella città di Senigallia (70 km a sud di Rimini). Qui rimasero fino al 14 ° secolo, quando furono trasferiti nella città di Ostra, vicino a Senigallia. Successivamente, alcune parti sono state donate alla diocesi della città di Garaguso.
Come disse il Signore stesso: “Io glorificherò quelli che mi glorificano” (1 Samuele 2:30). Allo stesso modo, il ricordo di San Gaudenzio non rimase coperto dalle paludi di Rimini, ma divenne noto in tutto il mondo. Il primo vescovo di Rimini divenne patrono di almeno quattro città italiane: Rimini, Ostra, Garaguso e Vallefoglia.
San Gaudenzio è un martire venerato sia nella Chiesa ortodossa che nel cattolicesimo. Dopo aver attraversato un percorso difficile nella vita: rimasto orfano nell’infanzia e lasciato il suo paese natale, portando le fatiche della predicazione del cristianesimo ai pagani e lottando contro le eresie, egli, già anziano di 80 anni, ha dato la sua vita per la verità, affinché non solo gli abitanti di Rimini e dell’Italia, ma anche tutti coloro che amavano Cristo rimanessero con Lui attraverso il vero culto di Dio.
Durante tutta la sua vita, l’impresa della pazienza è stata travolta, ed essendo stato incoronato con la corona del martirio, San Gaudenzio non solo ci ha lasciato un esempio di vita con Cristo, ma ora prega Dio per tutti noi.
Santo padre Gaudenzio, prega Dio per noi!
Amen.
LE PREGHIERE AL SAN VESCOVO E MARTIRE GAUDENZIO DI RIMINI
Apolytíkion, Tono 4:
Illuminato dalla luce della sapienza dello Spirito, ci hai chiarito il criterio della pietà, glorioso Gaudenzio: tu infatti, esercitando piamente il sacerdozio, hai lottato per la Trinità con senno divino e hai distrutto l’errore. Supplica ora, o padre, per la salvezza di tutti.
Apolytíkion dello ieromartire, generale, Tono 4:
Divenuto partecipe dei costumi degli apostoli e successore sul loro trono, hai usato la pratica, o uomo ispirato da Dio, per ascendere alla contemplazione: perciò, dispensando rettamente la parola della verità, hai anche lottato per la fede sino al sangue, ieromartire Gaudenzio. Intercedi presso il Cristo Dio per la salvezza delle anime nostre.
Kondákion, Tono 4:
Seminati gli insegnamenti della pietà, hai reciso la zizzania di Ario e sei stato ornato con la corona dei martiri. Hai infatti proclamato il Verbo consustanziale al Padre e allo Spirito e con loro regnante; perciò acclamiamo: Gioisci, padre Gaudenzio.
Kondákion dello ieromartire, generale, Tono 4:
Dopo esserti piamente distinto tra i sacerdoti e aver percorso la via del martirio, hai fatto cessare i culti idolatrici, divenendo difensore del tuo gregge, o uomo dal divino sentire; onorandoti dunque, esso a te misticamente grida: Dai pericoli liberami sempre, con la tua intercessione, o padre nostro Gaudenzio.